venerdì 15 gennaio 2016

Raphael aveva ventisette anni quando morì. Dissanguato, riverso nel terriccio a pancia in su con gli occhi fissi nel vuoto. La gamba destra mancava e il viso era sporco di sudore e terra. Era pallido, il suo bel incarnato olivastro si era guastato. I capelli corvini coprivano parzialmente la fronte, appiccati su di essa per via del sudore che emanava. Era uno spettacolo terribile e bellissimo. Ero accucciata, mentre osservavo quel giovane corpo che esalava gli ultimi respiri. Osservavo quella vita che si estingueva miseramente.
Non c’era nessuno a guardarmi, nessuno si era accorto della macchina accartocciata in fondo alla carreggiata e neanche di quel povero uomo.
<Perché lasciarti morire? >
Mi chiedevo, mentre la sua anima già volteggiava tra le mie mani e i suoi pensieri e ricordi mi scorrevano davanti ai miei neri occhi.
<Uh, un giovane peccatore, come tanti ci sono e tanti ci saranno. Perché vuoi vivere? Cosa vuoi?>
Una parola mi rimbombò nella mente, una chiara e semplice frase che mi fece gioire “Vita”. Voleva semplicemente sopravvivere, capite? Non mi urlava che avrebbe fatto cose, né che si sarebbe prodigato per il bene comune. Niente.. niente.. anzi la sua anima era così nera.. carbone quasi. Solitamente quelli come loro giurano che cambieranno, usano sempre le stesse identiche parole, ma lui no.  Vedevo piacere, stupri, complotti e odio.. tanto odio.. una persona che meritava di essere dimenticato. Un essere infido che il suo unico interesse è sfuggire allo sguardo paterno e pestargli i piedi fino a farlo sanguinare. C’è così tanto dolore nel suo cuore, non potevo non dargli l’altra possibilità. Chi non l’avrebbe fatto? Non siete curiosi di vedere cosa sarà Raphael? Nemmeno un pochettino, io si.. ecco perché ho stretto con lui il patto. Così simili, così vogliosi far capitolare il mondo. Mi rispecchiavo in modo così perverso in quel giovane. Mi leccai le labbra, assaporando quel suo sangue umano ancora caldo. I miei piedini erano bagnati da quella vistosa pozza scarlatta che si allargava ogni secondo.
<Sei fortunato o sfortunato.. ma oggi la morte ti grazie, perché ella è curiosa.>
Risi, risi tantissimo, probabilmente anche i serafini mi avranno sentito. La mie risa erano tuoni, che facevano rimbombare il terreno.. mentre il mio respiro si trasformava in tempesta. Gli ricacciai la sua anima nel corpo, lo graziai per stringere verbalmente il contratto. Ero già pronta a incidergli sulla pelle il nostro accordo, ero in pura estesi. Mi sentivo fremere, come se fossi una piccola verginella alla sua prima notte di nozze. Quando si destò, non ci mettemmo molto a stringere l’alleanza. Era già tutto pattuito, già tutto fatto e lui in questo momento era docile come un agnellino. Povero Raph, non volevi proprio morire, eh?
Alla sua morte, mi prenderò la sua anima.. la gusterò vogliosamente e diventeremo una cosa sola. Mio Raph, già siamo un unico essere, conto gli anni.. prima che lo saremo per l’eternità.


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